Taranto: Lo sguardo del ‘genio’ verso il Mar Piccolo
(Di Fabio Dal Cin) Il prossimo 23 marzo, ci ricorda la Rai, andrà in onda “Leonardo”, serie televisiva che racconta la vita e l'arte del genio che fu pittore, architetto, scultore, scienziato, filosofo, matematico, scenografo, botanico e musicista. Quasi contemporaneamente, Corrado Augias, nell’ambito della trasmissione “Città segrete”, narra storie legate alla città di Milano e ai suoi Navigli, canali artificiali costruiti tra il 1179 (Naviglio Grande) e il sedicesimo secolo (Naviglio Martesana) con lo scopo di renderla accessibile dai fiumi Ticino e Adda. Tra i grandi ingegneri che lavorarono al progetto cita proprio Leonardo, al quale si deve l'innovativo e indispensabile sistema di chiuse.Lontano dal palinsesto televisivo, il nome di Leonardo da Vinci è intimamente legato anche alla storia di Taranto, custode anch’essa di piccoli segreti. Chiunque si addentri, tra alberi secolari e nostalgici belvedere, nei giardini Peripato, ad un certo punto si troverà nei pressi di un simulacro di bronzo, un volto dallo sguardo serio, e, forse, ferito. Sulla sua base è riportata un’epigrafe: “la codardia nemica, distrusse la nave, il valore italico, l’impero”. È il busto di Leonardo da Vinci che ornava la tolda della corazzata omonima affondata nel mar Piccolo di Taranto la notte del 2 agosto 1916. L’unità, vittima di probabile sabotaggio, s’inabissò dopo essersi capovolta trascinando con séil Comandante, 21 ufficiali, 320 sottufficiali e marinai. Cade proprio quest’anno il centenario della straordinaria impresa d’ingegneria con la quale la corazzata da Vinci, nel gennaio del 1921, venne rimorchiata dal bacino lavori in un punto del mar Piccolo, dove era stata scavata una fossa, capovolta e rimessa in galleggiamento. Sul ponte di coperta si ebbe modo di leggere ancora il motto leonardiano: “ogni torto si drizza”. Il busto di Leonardo, con cerimonia semplice, venne donato dall’ammiraglio Ugo Conz, l’allora comandante in capo dello Ionio e dell’Adriatico, al podestà Giovanni Spartera, in rappresentanza della città di Taranto. Era l’anno 1928. Il simulacro, inizialmente destinato sul nuovo lungomare, venne infine collocato nei giardini “Peripato”, come lo vediamo noi oggi, di fronte allo specchio d’acqua che aveva vissuto la tragedia dei 249 membri dell’equipaggio deceduti quella notte. (Foto Fabio Dal Cin)