Taranto: Teatro Fusco tutto esaurito per il concerto di Carmen Consoli
(Di Vito Galasso) Imbraccia la chitarra, accarezza le corde febbrilmente, suona con passione e trasporto e trasforma i suoi pensieri in musica. Così, venerdì sera, Carmen Consoli ha riempito il Teatro Fusco di Taranto in un concerto del nuovo tour «Volevo fare la rockstar». Due ore e venti minuti, 25 canzoni, suddivise in 3 atti come richiede la liturgia di una pièce, e l’accompagnamento di Massimo Roccaforte, alla chitarra elettrica e al mandolino, e dell’amica e collega Marina Rei, destinata alle percussioni. Nella prima parte, denominata «Il sogno», la “Cantantessa” ha presentato il suo ultimo lavoro musicale in cui emergono le spie di un linguaggio raffinato entro il recinto protetto della poetica, con una scrittura che in ogni nota colpisce la mente e il cuore. Si tratta di momenti di contemplazione quasi onirici e prospettive di vissuto che sembrano esaltati nel loro autentico contenuto esperienziale e riflessivo, con i suoi propositi, i suoi ammonimenti e il suo umorismo icastico. Alle sue spalle, proiettate su un maxischermo, scorrono le immagini di Donatella Finocchiaro che palesano la carriera della cantautrice e lo splendore della Sicilia. Nella seconda parte, chiamata «Anni mediamente isterici», è entrata in scena Marina Rei, che assurge il ruolo di gregaria batterista, e non solo: si esibisce, infatti, nella sua Donna che parla in fretta e nel finale sfoggia un siciliano quasi impeccabile in A’ finestra. Qui, Consoli ha continuato a muoversi con destrezza dondolando sulle gambe e lanciando di continuo i suoi plettri, ma, soprattutto, ha svelato la sua anima da casinista che covava sotto l’apparente tranquillità del primo atto, ripescando dal proprio reportorio canzoni, melodie, sonorità e ritmi rock. In questo turbinio di rumori sono emerse le sempreverdi Per niente stanca, Contessa miseria, Confusa e felice e Venere. Nella terza e ultima parte, battezzata «L’amicizia», la cantantessa ha magnificato la bellezza dei rapporti solidi e duraturi, uno dei più nobili affetti e una delle più grandi consolazioni della vita. È partita subito forte proponendo Stranizza d’amuri di Franco Battiato, recentemente scomparso e al quale era tanto legata, per poi reggere il filo conduttore su capolavori come Blunotte e Orfeo, oltre alle più conosciute L’ultimo bacio, In bianco e in nero, Fiori d’arancio e Parole di burro. Dopo il finto sipario, i ringraziamenti agli accompagnatori e il rituale dei fiori, Carmen Consoli è tornata in scena da sola, o meglio, con la sua chitarra, per proporre la sua perla Amore di plastica, il brano che le ha regalato fama e successo che ha chiuso definitivamente il concerto. È stata una serata di musica coinvolgente, avvolgente e travolgente in cui l’artista catanese è riuscita a confermare le sue qualità di performer indomita, stabilendo una scaletta che ha messo in risalto quasi tutti i brani del nuovo album e non rinunciando a montare sui suoi autentici cavalli di battaglia.