Taranto, Armenise: ‘Non guardo in faccia nessuno, gioca solo chi merita’

Parla il nuovo, ma non ancora ufficializzato, responsabile del settore giovanile

Pietro Armenise nella foto Reggio nel pallone
TARANTO
26.05.2024 08:46

(Di Anthony Carrano). Un vero settore giovanile: proprio quello mancato al Taranto nell’ultimo decennio. A tal proposito, nelle ultime ore si sta muovendo qualcosa sull’organizzazione della prossima stagione, che dovrà necessariamente riparare i disastri recenti. Blunote ha intervistato Pietro Armenise, massimo candidato per la gestione futura dei giovani tarantini.

La cerchia dei candidati si stringe, a che punto è il discorso con il presidente del Taranto, Massimo Giove?

“Con il presidente ci conosciamo da più di quattro anni: ci siamo incontrati tramite un amico di Taranto gli sono subito piaciute le mie idee. Lo scorso anno ho parlato anche conEzio Capuano perché volendo organizzare il settore giovanile, mi chiese di dargli un mano con qualche giocatore, alla fine però non se ne fece niente. Di recente dopo aver pranzato insieme al presidente, abbiamo parlato del settore giovanile che intende riorganizzare completamente. Mi è parso subito entusiasta della relazione che ho presentato. Ci sono problematiche serie legate alle strutture, che cercheremo di sopperire”l

Quanto è disposto a investire il club per riorganizzare il settore giovanile?

“Ho fatto capire al presidente che ci sono delle spese da affrontare, però non ci siamo soffermati sul discorso economico, abbiamo interloquito solo su come organizzarci”l

Le sue idee?

“Purtroppo, al Sud non ci pensa nessuno, questa è la verità. Mi confronto con realtà del Nord che sono nettamente superiori a quelle meridionali. Voglio dare ai ragazzi un senso di appartenenza: chi farà parte del settore giovanile deve capire cosa significhi indossare la maglia del Taranto, soprattutto ora che la squadra maggiore si trova in Serie C: se non sforni giovani che ti fanno plusvalenza, diventa dura. Ci vuole senso di appartenenza andando a riqualificare il territorio calcistico creando sinergie anche con le squadre minori. Per me le affiliazioni non esistono, sono più utili le collaborazioni“.

A proposito, mi permette una puntualizzazione?

“Ci tengo a precisare che non porterò nessuno da Bari, voglio gente del posto. Era doveroso soffermarmi su questo punto perché ho letto qualcosa del genere sui social”.

Negli ultimi tempi, il settore giovanile per il Taranto è stato più un peso che una risorsa, la sua idea in merito alla recenti gestioni?

“Capisco i presidenti perché ci sono pochissimi aiuti per fare crescere i più giovani: con risorse limitate si rischia di mettere da parte i talenti del territorio. Purtroppo, molte società di Serie C fanno minutaggio con giovani proveniente da altre realtà in prestito senza poter costruire in casa”.

Se dovesse essere lei il prescelto vorrà dire che finalmente a Taranto giocherà chi lo merita?

Non guardo in faccia nessuno: non mi frega se qualcuno è amico di qualcun altro. In passato, mi è capitato di far giocare un ragazzo, ma quando ho scoperto che il padre aveva contribuito economicamente non è più sceso in campo. Non è giusto togliere il posto a chi è bravo, ma che non ha disponibilità economiche per competere: questa storia deve finire. Il mio obiettivo è crescere giocatori bravi per la prima squadra, con me chi gioca deve avere una prospettiva futura. Non prendo in giro le persone, una volta sul rettangolo verde devono parlare i fatti. Mio figlio, per esempio, gioca a Belluno, ma solo una volta tesserato il mio amico presidente ha saputo che era mio figlio”.

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